martedì 25 giugno 2013

Felicità: sconosciute istruzioni per l'uso

E mi sono comprata una camicia, perché nel mio armadio proprio non ce ne sono, di camicie.
Mi sono pure messa le scarpe pseudo serie, quelle che non metto mai perché sono scomode. 
Il tutto per un colloquio. Il primo, dopo più di un anno. Dopo il rientro in Italia, dopo l'aver temuto che la maternità avrebbe cancellato le mie ambizioni lavorative. Il primo sentendomi diversa dentro, affrontato sentendomi mamma. Sentendo di aver comunque un capo a cui rispondere, su cui basare i miei impegni. Un capo non più lungo di 60 cm. Sentendomi più sicura, perché una mamma deve essere più sicura, dimostrare a se stessa di esserlo, anche se poi dentro ha mille dubbi.

Avevo perfino studiato, per questo colloquio. In terrazza, mangiando l'anguria. Come quando preparavo gli esami all'università.

Ed è andato pure bene, a quanto pare. A settembre comincio. A settembre avrò un lavoro.
Certo, sarà per un breve periodo, ma sarà un lavoro nel mio campo, non un ripiego. E sarà pure di poche ore a settimana, che non mi dispiace affatto, essendo mio figlio ancora piccolo, e non avendo voglia di separarmi da lui per tutto il giorno.

Mentre io colloquiavo (?!), i miei due uomini sono stati a farsi un giro per negozi. Non mi hanno preso nessun regalino (tze'), ma erano li fuori ad aspettarmi, a fare il tifo per me.
E non c'è stato niente di più bello, una volta uscita, che raggiungerli e dar loro la bella notizia. Abbracciare il mio bambino, il suo profumo di latte, il suo sapore, la sua tenerezza, la sua innocenza.

E non aver voglia di andare a cena fuori, come avevamo pensato, ma correre a casa, e preparare la pizza.
Mangiarla mentre il nostro cucciolo dormiva già, con la lucetta accesa, e il suo cuscino stretto tra le manine, come ha imparato a fare mentre dorme.
Preparare un caffè shakerato, che è finito con un "ma perché ar nord ve la tirate anche pe' un caffè che se lo allungavi con l'acqua e lo bevevi dopo 5 minuti faceva schifo uguale?!" (Cit.)... Ma va bene così!

E poi le chiacchiere sul divano, e la piacevole riscoperta di avere accanto un compagno che mi sa capire, che piano piano impara a starmi accanto lasciandomi libera, rispettando le mie esigenze, la mia strada, percorrendola con me senza scavalcarla.
Perché è così che mi ha conquistata.
Perché non sono facile, lo so, ma lui ha trovato fin da subito il mio libretto di istruzioni.

E realizzare così che sono f....che sono fel...felic...mi fa paura ammetterlo.
Mi ha sempre fatto paura la felicità, ho paura di perderla nel momento in cui la riconosco. Paradossalmente, sono più ottimista quando le cose vanno male, perché penso che a quel punto possano solo migliorare. 
Mia madre mi ha sempre rimproverato di non sapermi godere quello che ho, di crearmi paranoie inutili per rovinarmi i bei momenti, le belle cose che raggiungo e che la vita mi regala. Mi sa che ha ragione. Togliamo pure il mi sa.

Forse sarà la paura, non lo so. Di sicuro, da quando sono mamma, le paranoie sono aumentate, forse perché proporzionali alla felicità. E alla conseguente paura di rovinarla.

Ma mi sono detta che basta, che senso ha essere felici se non ci si prende la libertà di goderselo?!
In fin dei conti, la felicità è contagiosa, e può solo attirarne dell'altra, se mai sia possibile aggiungerne.

E quindi ok, lo ammetto...sono felic...quella cosa li!

sabato 15 giugno 2013

Un anno fa

Un anno fa era venerdì.
Un anno fa era periodo di festeggiamenti, di saluti agli amici di Shanghai che chissà quando avrei rivisto.
Nella casella di posta un biglietto per New York, per raggiungere Lui che era stato trasferito per lavoro.
Nella mia testa, l'eccitazione per il nuovo e l'ignoto, per l'ennesima nuova esperienza. Per il mio solito fare tabula rasa e ricominciare da capo. Con me stessa come priorità.

Un anno fa ero in ufficio, e quel mal di pancia non mi convinceva. Mi incuriosiva e mi elettrizzava.
"Chissà se...ma no dai non può essere...però se fosse...che figo...aiuto...che figo...".

Chissà perchè, anzichè andare a casa, quel giorno ho chiamato la clinica convenzionata con l'assicurazione da expat.

Un anno fa, sola in una clinica di Shanghai, leggevo "positive", accorgendomi solo dopo che ad inizio riga compariva "pregnancy test".

E piangevo, ridevo, piangevo, ridevo...allora era vero, era figo, ma faceva anche paura.
E la scheda cinese non mi faceva chiamare all'estero.
E allora Whatsappavo al papà: "sono incinta". E lui quasi sveniva. E poi gli rubavano la bici.

E di colpo il nuovo e l'ignoto assumevano tutt'altra forma.
Non più quella della grande mela, ma la forma di quel piccolo fagiolino che tutto ad un tratto si era materializzato dentro di me.

Ed ecco che di colpo la priorità non era più me stessa.
Era trattarti bene, nutrirti, non prendere le buche in bici, non sollevare gli scatoloni del trasloco.
Era anticipare il biglietto aereo, cambiare destinazione, portarti dove potevamo stare tranquilli.
Era calmarmi, smetterla di ricercare qualcosa altrove, era fermarmi.

E un anno dopo, tu stai dormendo nel tuo lettino. Con le manine blocchi il ciuccio che stava per cadere.
E penso a quanta strada è stata fatta in un solo anno. Che per una volta non è fatta di Km, ma di emozioni, di crescita, di evoluzione.
E mi stupisco di come sia riuscita a costruire, anzichè fare tabula rasa.

E penso a quando ti racconterò questa storia. E forse mi commuoverò anche quella volta.



martedì 11 giugno 2013

Week end fuori porta: Sperlonga.

Quando abitavamo in Cina, essendoci più periodi di vacanza ripartiti durante l'anno, ci siamo fatti un bel po' di viaggi che magari un giorno racconterò.

Ora che è più difficile organizzare lunghi spostamenti, appena possiamo scappiamo per dei week end fuori porta. Stiamo così riscoprendo le meraviglie che l'Italia ci offre, e che molto spesso ignoriamo, nella continua ricerca di voli low cost verso destinazioni oltre confine.

Questa settimana, visto il sole che finalmente sembrava fare capolino, abbiamo deciso di andarcene al mare, con la scusa di far respirare "aria buona" al piccoletto.

E così siamo andati a Sperlonga, piccolo borgo medievale a due passi dal mare, situato a metà strada tra Roma e Napoli.

Da un anno a questa parte, la veneta polentona che è in me, abituata da sempre alle estati sul litorale Adriatico, è stata iniziata alle vacanze sul mar Tirreno. E devo dire che la cosa mi piace parecchio.
Le coste sono fantastiche, le spiagge molto carine e solitamente il paesaggio è completato da piccoli borghi arroccati sulle montagne che guardano il mare.

Sperlonga è esattamente questo.



Purtroppo la prima giornata di mare è stata rovinata dal tempo, e quindi abbiamo approfittato per visitare il centro storico. E qui la sorpresa.
Un borgo carinissimo, fatto di vicoli, scalinate nascoste, scorci stupendi.
Essendo un po' complicato affrontare i continui sali scendi con passeggino al seguito, ho lasciato padre e figlio ad un aperitivo tra uomini e mi sono avventurata in quel piccolo labirinto, scattando un sacco di foto.

                               

                                   



Il giorno dopo, il sole e il mare azzurro hanno completato l'opera, regalandoci una giornata fantastica.
Relax, cibo buono, e tante coccole.