mercoledì 17 luglio 2013

Pensa che ti ripensa.

A volte penso che penso troppo.
Lo penso quando penso in modo ottimista.
Penso che se non passassi tutto il tempo pensando a come risolvere i problemi della vita, magari ce ne sarebbero molti meno, di problemi.

Penso che l'educazione di mio figlio verrà da se, in base al bambino che sarà, a dove vivremo, a cosa saremo. Inutile pensarci troppo adesso, creandomi paranoie e pensieri inutili.
Penso che non dovrei pensare a come risolvere i problemi di coppia. Meglio pensare a viversi la coppia, e i problemi scomparirebbero. Perchè alla base c'è l'amore, che aspetta sempre di uscire tra un pensiero e un altro.
Penso che è inutile rovinarsi il presente pensando a come sarà il futuro, a come lo vivrò, a come lo vivremo. Dovrei vivermi il presente senza pensarci troppo.

Penso che se avessi meno tempo libero per pensare, penserei meno e agirei di più.
Invece spreco il tempo pensando, anzichè vivermelo.

Pensa che ti ripensa, si è svegliato mio figlio. E sto continuando a pensare.
Che pensare troppo fa male, si sa. A volte mi sembra così facile decidere di smettere di farlo. A volte invece proprio non riesco a fermare i pensieri che vagano da soli.

Ma oggi penso che per oggi smetterò di pensare. La vita va vissuta, non solo pensata.


mercoledì 10 luglio 2013

Lacrima facile

Quando ero incinta piangevo per tutto.

Qualsiasi comportamto umano o animale che potesse minimamente colpire la mia sensibilità, mi faceva piangere. Per non dire di qualsiasi scena o immagine che riguardasse maternità, gravidanze, bambini.
E le pubblicità, parliamone. Penso che nessun pubblicitario ambisse ai risultati raggiunti con me durante quei 9 mesi.
La pubblicità del Mc Donald's, in cui lei si accarezzava la pancia aspettando che lui le portasse il vassoio chimico, mi faceva piangere. Che poi mi chiedo quale donna incinta abbia coraggio di mangiare Mc Donald's.
La pubblicità di Calzedonia, quella che "speriamo che sia femmina", che non trasmettono neanche più, la cercavo su you tube, e piangevo. Poi ho scoperto che era maschio, e ho smesso. Di cercarla, non di piangere.

La cosa preoccupante è che questa sindrome del pianto immediato non mi è ancora passata.

Giusto ieri sono stata alla clinica vicino casa a farmi degli esami. C'era una coppia, lei super incinta, aspettavano un maschietto e, come succedeva a me quando ero al loro posto, erano tutti presi dal guardare il mio Bubi.
Oggi sono stata nella stessa clinica a ritirare gli esami. È passato lui con un pacchettino in mano, era nato il bimbo. E come una scema, lacrime agli occhi subito. Ma è possibile?! Li avevo visti ieri per la prima volta!

Meglio che non dica che appena ho potuto, ho iniziato a fare al neo papà domande su come fosse andato il parto, ma ha fatto naturale? ah cesareo, pure io, e come l'avete chiamato? Ah bello, tanti auguri di nuovo, saluta anche lei mi raccomando eh! Neanche le signore che incontro al supermercato, quelle del "ma dorme la notte-allatti tu-bravacomplimentiauguri" son così moleste.

Sarà una dose di ormoni ancora in circolazione? O sarà che una volta entrate nel tunnel non se ne esce più? O sarà che sti romani, come dice Lui, "so' de core", e mi stanno contagiando?! 

Mah, però è bello così dai.

Questa magari me la tengo per la prossima volta!




mercoledì 3 luglio 2013

"La vita è una valigia"


                     




Siamo stati qualche giorno a casa dei nonni. A casa dei miei. A casa mia.

Proprio non ce la faccio a chiamarla "casa dei miei". 
Ci sono state diverse partenze, dalle quali ogni volta sapevo che sarei tornata. 
C'è stata La partenza, dalla quale siamo tornati in due, anzi in tre. Per poi partire di nuovo, alla ricerca di una casa che fosse "nostra", definitiva, per quanto poco ci piaccia la finta certezza di questo aggettivo.
Ma nonostante tutto, quella li, la "casa dei miei", rimarrà per sempre "casa mia". 
Il luogo dove mi ritrovo ogni volta, di cui mi sento parte e che sento parte di me, dove sono amata e amo, dove ogni oggetto ha una storia, un ricordo, un'immagine. Un sapore di infanzia, una scintilla d'adolescenza, la voglia di andarmene, la sicurezza nel tornare.

Ogni volta ritrovo me bambina, che corro in giardino tra coccole e amore. Sento i primi tacchi alti che corrono giù dalle scale. Rivedo i libri sul tavolo prima di un esame.
Ed è tutto malinconicamente bello.

E mi piace tornarci ora, con mio figlio e il mio ragazzo, che proprio non ci piace chiamarci "compagni".
Mi piace guardarmi da fuori, in quelle stanze con loro due, sotto gli sguardi dei miei genitori leggermente invecchiati, teneri come solo gli sguardi dei nonni sanno essere. E stupirmi ogni volta del fatto che stia accadendo veramente. Emozionarmi perchè davvero è potuto succedere.

Sono stati quattro giorni di questo. 
Di famiglia, finalmente estesa e rumorosa come io, figlia unica, avrei sempre voluto.
Di chiacchiere con l'amica di sempre, con cui prima passavo le ore ad analizzare gli attimi, mentre ora abbiamo solo attimi per raccontarci le ore, i mesi, le nostre vite.
Di cene con l'altra amica di sempre, questa volta in sette, questa volta con i nostri cinque uomini totali, compreso l'ultimo arrivato, il suo secondo bimbo conosciuto per la prima volta.
Di calma e lentezza, questa volta concise in pochi giorni, tanto da diventare frenesia. La mia amata frenesia. Che senza non ci so stare.

E mi fa sempre bene tornare. Fare il pieno di tutto e di tutti, mescolare le carte, il presente col passato, renderli una cosa sola. Rendermi conto che è ancora tutto li, che posso stare tranquilla, che non si tratta di una vita passata, di un'altra me. Non c'è una vita di prima e una vita di adesso. E' tutto semplicemente parte integrante della mia vita, di quello che sono, sono semplicemente io. E tutto ciò mi segue, mi completa, mi da forza. Mi segue in ogni percorso, ricordandomi quella che sono. Unendosi al nuovo.


E ora capisco quella frase letta anni fa, "La vita è una valigia".
E' un bagaglio che cresce, si evolve, si arricchisce. Ogni tanto qualcosa è bene lasciarlo fuori, ma ciò a cui tengo, viene tutto via con me.
Ed è meraviglioso.