Durante la prima settimana di settembre, ci siamo regalati un viaggio a New York.
Nonostante alcuni amici mi abbiano rimproverato di non aver deciso di lasciare il piccolo con i nonni in nome di un viaggio a due, per noi era categorico che il nostro primo grande viaggio di famiglia dovesse essere a tre…altrimenti che famiglia è!
Sognavamo da tempo di ripetere quel viaggio che per noi, all'epoca semplici fidanzati, aveva significato molto. Sapevamo che ci saremmo ritornati, ma non avevamo nessun progetto concreto. Magari possibilmente prima che il piccolo compisse due anni, in modo da risparmiare sui biglietti aerei.
E così, complice una domenica di agosto in cui tutti erano già in ferie tranne noi, ci siamo ritrovati a cercare voli e hotel su internet. E, nel giro di una settimana, ad attivarci per fare il passaporto a nostro figlio e prenotare tutto.
Avevo sentito parlare del sito airbnb come molto utile e soprattutto affidabile per prendere in affitto appartamenti, interi o condivisi; ma a dire la verità, per le nostre esigenze, abbiamo ritenuto più comodo e più economico prenotare un hotel.
Non nego di aver lasciato fare a tutto a Lui. Nonostante la voglia di tornare nella Grande Mela fosse enorme, non ero più quella di prima. L'idea di affrontare il tutto "da mamma", mi terrorizzava. Mi sentivo un'egoista che trascinava il proprio cucciolo in un viaggio oltreoceano per il proprio piacere. Che lo portava in una metropoli caotica anziché fare la mamma saggia che a settembre porta i figli al mare a respirare l'aria buona.
Ho passato una settimana di paranoie, ho stressato chiunque alla ricerca di conferme che non arrivavano, ho portato Lui allo sfinimento, lasciandomi poi trascinare, convincendomi a chiudere occhi e valigia...e partire.
E non potevo fare cosa migliore!
I bambini sentono quando i propri genitori sono felici, e si lasciano subito contagiare dallo stato d'animo che li circonda. Sono sicura che buona parte della buona riuscita del viaggio sia dovuta al nostro entusiasmo alle stelle, che abbiamo trasmesso a nostro figlio molto più di quanto sarebbe stato possibile durante una
1) l'aereo: sicuramente un volo lungo può spaventare. Noi non eravamo molto preoccupati riguardo alla durata del viaggio perché nostro figlio, dopo pranzo, dorme in media quattro ore. E dovendo partire a mezzogiorno, ci sentivamo molto tranquilli. Si è infatti addormentato durante il decollo, svegliandosi però dopo sole due ore…e mantenendosi iper attivo per le successive sei ore.
Tuttavia, è sufficiente portarsi qualche gioco, qualche biscotto, stringere amicizia con le altre mamme presenti in aereo (e ovviamente relativi figli piccoli), e si hanno stratagemmi sufficienti per ingannare il tempo. Qualche problema in più l'abbiamo avuto al ritorno, volo prevalentemente notturno, in cui il piccolo ha avuto difficoltà ad addormentarsi…ma alla fine il sonno ha preso il sopravvento e siamo riusciti a dormire tutti: lui, noi, e i nostri vicini!
2) il cibo: io, riguardo l'alimentazione di mio figlio, sono davvero fissata (del resto lo sono anche sulla mia). Sempre alimenti freschi, poco o per niente conditi, verdure tassativamente presenti in ogni pasto e continua varietà di proteine. Tuttavia, sono anche del parere che una settimana di omogeneizzati non possa fare nulla di male se durante tutto l'anno si segue una dieta sana ed equilibrata. Quindi mi sono sbizzarrita con ogni tipo di omogeneizzato (rivalutando molto la Plasmon per questo qui), e per sette giorni il piccolo ha pranzato "da pic nic", senza schifare nulla.
Inoltre, una delle cose belle di New York, è che il salutismo, magari anche solo per moda, è veramente un trend molto seguito. Quindi non c'è angolo in cui non si trovino bar o furgoncini di street food che preparano frullati e centrifughe al momento. E' sufficiente portare sempre il biberon con se, ed ecco che si può integrare la dieta da vacanza con ottimi spuntini salutari.
Per quando riguarda l'alimentazione di noi grandi, a New York c'è da sbizzarrirsi, provando ogni tipo di cucina. Il nostro posto preferito in assoluto, e che si è dimostrato tale anche questa volta, è sicuramente l'Hummus Place. Noi siamo affezionati a quello di Saint Mark's, nell'East Village, ma vi sono anche altri due locali, sempre a Manhattan. Cucina vegana, con vari tipi di hummus e non solo!
Per chi piace la cucina cinese (mano alzata per noi!), ottimo posto è Joe's Shanghai, a China Town, ovviamente. Unica accortezza: arrivare li almeno mezz'ora prima perché c'è sempre una fila lunghissima. Il servizio per fortuna è molto veloce, e i loro xiaolongbao (dumpling) meritano davvero tanto!
3) fuso orario: è proprio vero che i bambini si adattano molto prima di noi! Preciso che il volo all'andata prevedeva uno scalo a Philadelphia. Sorvolando sulla disavventura della coincidenza persa nonostante avessimo già imbarcato i nostri bagagli (negli USA vanno ritirati ad ogni scalo, non c'è l'imbarco automatico), che sono arrivati a destinazione qualche ora prima di noi, fortunatamente nostro figlio si è addormentato prima di salire sul secondo volo, e si è svegliato beato sul letto dell'hotel newyorkese. Sorvolo anche sul fatto che al suo risveglio fossero solo le 3.30 locali, ma mi consolo nuovamente pensando che ci siamo goduti appieno la giornata, addirittura prima dell'alba, salutando i buttafuori dei locali notturni che chiudevano e dando il buongiorno alle prime persone che alle 6 già entravano in palestra!
4) cosa fare: prima di partire ho letto un po' di forum e secondo molti commenti l'unica prospettiva era che "i vostri bambini si faranno lunghe dormite sul passeggino". Ecco, a me questo sarebbe dispiaciuto alquanto. Ci tenevo che il viaggio fosse un momento anche per nostro figlio, non solo per noi. Effettivamente le lunghe dormite ci sono state sicuramente, e hanno fatto bene sia a lui che a noi, ma ci sono stati anche molti momenti vissuti assieme.
Innanzitutto, i marciapiedi sono molto ampi e - ad eccezione delle aree più turistiche - nemmeno troppo caotici. Quindi, a differenza di quanto faccio a Roma, ho potuto molto spesso lasciarlo scendere dal passeggino e farlo passeggiare liberamente accanto a noi. Ovviamente per lui tutto era ancora più meraviglioso di quanto già lo fosse per noi, e ogni cane, tombino, gradino, erano un motivo per stupirsi e fare una sosta. Ancora più bella, era la reazione dei passanti, che si fermavano di continuo a guardare questo gnappetto italiano gongolare tra le strade del West Village.
Altra cosa meravigliosa che in Italia ce la sognamo sono i parchi gioco per bambini. Tutti fatti benissimo, degnamente recintati, addirittura con giochi ad acqua, dove i bimbi possono giocare #liberidibagnarsi, sotto gli occhi di mamme tranquille e munite di ricambio. E poi, ospiti speciali, gli scoiattoli! Quando mai a Roma li abbiamo visti!!! Diciamo che i tipici "ao, 'ndo vai che te meno" del parco sotto casa, non mi sono di certo mancati!
E poi c'è sempre Central Park, che è una garanzia! E questa volta siamo riusciti a farci anche un giro a Brooklyn. In particolare, la domenica mattina, avremmo dovuto visitare il mercato delle pulci a Williambsburg, ma proprio quella settimana era sostituito da un evento di beneficenza. Poco male, ci siamo goduti un bel panorama lungo il fiume con vista su Manhattan!
Ci sono sicuramente molte altre cose che si possono fare con i bambini, di sicuro musei per piccoli di ogni tipo. Ma è un mio limite, quando viaggio, se non in rare occasioni proprio imprendibili, non ce la faccio a chiudermi all'interno di un edificio…vivo per strada, cammino e respiro il mondo nuovo che mi sta attorno, odori, sapori, scorci, persone, questo è quello che cerco, di cui ho bisogno, di cui mi nutro in ogni viaggio! Per cui, perdonatemi la mancanza.
5) hotel: è risaputo, quando si viaggia con bambini occorre avere qualche accortezza in più. Ma io, che sono l'animo fricchettone della famiglia, non mi arrendo al dover diventare "una comodina". Sono dell'idea di voler insegnare a mio figlio che il bello del viaggio è imparare ad adattarsi, a persone, luoghi e culture. E anche ai posti in cui dormire. Però. Forse l'hotel cinese in China Town dove eravamo stati la volta scorsa non era davvero il caso di prenotarlo. Di sicuro era il più economico anche stavolta, ma i capelli sul letto, a mio figlio proprio no. Anche se per sicurezza avevo portato le lenzuola da casa. E il materasso che scricchiola appena uno muove una gamba no. E nemmeno una piazza e mezza in tre per una settimana. E neanche l'aria condizionata a palla, ovviamente centralizzata, e gli starnuti cronici ogni mattina. Quindi, dopo due giorni in cui abbiamo evitato di pensarci, abbiamo capito che non potevamo continuare a stare li. Così, ogni mattina, su booking, controllavamo l'offerta last minute, prenotavamo, e lasciando i bagagli nella stanza cinese che tanto nessuno sarebbe venuto a pulire, di giorno in giorno ci spostavamo con l'essenziale per la giornata e per la notte successiva. Abbiamo cambiato hotel di continuo, ovviamente mai vicini uno all'altro, scoprendo così nuove strade, nuove prospettive e regalandoci ogni giorno una vacanza diversa…in hotel di tutto rispetto e a prezzi davvero convenienti! (sempre che di conveniente si possa parlare, quando si tratta di New York!). Ci siamo promessi di ricordarci questa tecnica per un prossimo futuro viaggio low cost.
6) lingua: per mio figlio, non mi preoccupavo certamente del problema linguistico, e nemmeno immaginavo che una settimana fosse utile per introdurli l'inglese (anche se lo insegno ai bimbi per lavoro, con lui sono ancora pigra). Quindi, quando al secondo giorno ha ripetuto un mio "bye bye", siamo rimasti entrambi sbalorditi. E ci siamo chiesti cosa imparerebbe se decidessimo di trascorrere li uno o due mesi. Ovviamente era un'ipotesi campata per aria. Ovviamente a noi non piacerebbe. Ovviamente.
I giorni invece sono volati, e siamo rientrati di nuovo in madre patria.
Raramente sono triste alla fine di un viaggio; di solito, la voglia di tornare a casa e far germogliare i semi che ogni nuova esperienza regala, è talmente forte da soppiantare ogni tristezza. Ma non è il caso di New York. Lei non basta mai, te ne vai sempre sentendo che avrebbe ancora tanto da darti, che ci sono ancora tanti semi da raccogliere, che a casa l'atmosfera non è quella giusta per farli germogliare. Perché solo li è così. Quell'atmosfera, altrove, si perde. E la mia è una vera e propria dichiarazione d'amore.